Ven. Apr 19th, 2024

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(ANSA) – PERUGIA, 06 APR – Un ex commercialista romano, che
si faceva chiamare “imperatore”, è ritenuto l’artefice di un
complesso sistema illecito che attraverso bancarotte pilotate,
truffe ai danni di imprenditori, frodi fiscali e altri reati,
sembrerebbe finalizzato a condurre al dissesto un cospicuo
numero di aziende, accumulando debiti stimati complessivamente
per quasi 50 milioni di euro a discapito di fornitori e
dipendenti delle aziende nonché dell’erario. E’ quanto emerge da
un indagine dei carabinieri del Ros coordinati dalla procura di
Perugia.
   
L’uomo e un consulente finanziario di origini calabresi ma da
tempo residente nel perugino sono finiti in carcere in quanto
ritenuti “figure apicali” del gruppo mentre tre indagati,
operanti soprattutto a Roma, sono stati messi ai domiciliari.
   
Secondo quanto emerso dalle indagini – si legge in un
comunicato della procura di Perugia -, il presunto meccanismo
illecito, più volte ripetuto, sarebbe consistito in particolare
nell’acquisizione di società sul mercato in Umbria, Toscana,
Lazio, Lombardia, Puglia, Trentino Alto Adige e Campania,
operanti in settori quali pubblicità, edilizia, turismo, sanità,
assistenza agli anziani, gestione di asili, informatica e
commercio; nell’intestazione fittizia a prestanome delle aziende
acquistate; nel trasferimento degli asset più redditizi ed in
attivo spesso comprendenti anche importanti commesse pubbliche
(dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, del Comune di
Ravenna e della Provincia di Bolzano) ad altre società
riconducibili all’organizzazione. Gli indagati – in base alla
ricostruzione accusatoria -sarebbero così riusciti da un lato a
svuotare di ogni disponibilità le società acquisite, privandole
di ogni risorsa patrimoniale aggredibile, sopprimerne la
documentazione contabile e poi destinarle al fallimento,
rendendo così vane le pretese di creditori ed Erario, dall’altro
a proseguire la gestione delle attività redditizie distratte,
dirottando gli “ingenti ricavi” in ulteriori società, anch’esse
intestate a prestanome o, attraverso altri canali, fatti
arrivare direttamente ai presunti sodali. (ANSA).
   

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