Ven. Apr 26th, 2024

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Non sappiamo che aria si respiri tra i corridoi del Cremlino. La sensazione è che aleggi un mix tra delusione e malcontento. Delusione per un’operazione militare, quella attualmente in corso in Ucraina, che si sta rivelando più complessa del previsto; malcontento perché, a quanto pare, non tutto il sistema politico russo sarebbe stato favorevole ( e neppure informato) ad attaccare Kiev. La mossa di Vladimir Putin avrebbe quindi spiazzato tutti e tutti, adesso, starebbero iniziando a interrogarsi su quanto sta accadendo nello scenario ucraino.

Speranze disattese

I pochissimi informati sull’attacco risalente allo scorso 24 febbraio, messi ora di fronte a uno stallo militare tanto bruciante quanto inatteso, inizierebbero a dubitare. Così come i fedelissimi di Putin, infastiditi dalla controffensiva ucraina, dal supporto indiretto – inaspettato a questi livelli – fornito dall’Occidente al governo Zelensky e dai troppi (non sappiamo il numero ufficiale) soldati morti in battaglia.

Gli oligarchi sentono sulle loro spalle il peso delle sanzioni. Certo, molti hanno semplicemente trasportato le loro ricchezze dall’Occidente verso altri lidi, ma la maggior parte di loro non può più fare affari in Europa e Stati Uniti. E questa è una bella mazzata per chi era abituato a frequentare ambienti prestigiosi nella porzione di mondo occidentale.

Ipotesi colpo di stato?

Quelli che abbiamo fin qui riportato sono stralci di vari rapporti realizzati dalle intelligence occidentali. Le quali, tra le altre ipotesi, hanno messo sul tavolo anche l’eventualità di un possibile colpo di stato perpetuato ai danni di Putin. È veramente plausibile aspettarsi un simile terremoto? Cerchiamo di dare una risposta unendo i pezzi del puzzle a nostra disposizione, analizzando gli umori di chi frequenta i palazzi del potere russo.

Dagli Stati Uniti filtrano indiscrezioni secondo cui tra Putin e alcuni dei suoi più stretti collaboratori sarebbe caduto il gelo. Colpa della suddetta missione militare in Ucraina. Già, perché le notizie delle (vere o presunte) difficoltà incontrate dall’esercito russo, del progressivo ritiro da Kiev e delle perdite accusate dalle forze del Cremlino sono arrivate fino a Mosca. In più, peserebbe tantissimo il dolore delle famiglie che stanno piangendo figli e mariti morti in Ucraina.

Sotto pressione

Da qualunque prospettiva lo si guardi Putin viene descritto “sotto pressione“. Da Mosca, tuttavia, respingono simili letture. “Sembra che né il Dipartimento di Stato né il Pentagono sappiano cosa stia realmente accadendo a Mosca. Non capiscono il presidente Putin. Non capiscono il meccanismo decisionale. Non capiscono il nostro stile di lavoro“, ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Eppure vale la pena interrogarsi per lo meno sul cerchio magico del presidente russo. O, per lo meno, sui cosiddetti siloviki, e cioè sugli uomini forti del governo, su coloro che riescono ancora ad avvicinare il capo del Cremlino per sottoporgli scenari, dossier e informazioni.

A quanto pare, persino i siloviki sarebbero indispettiti. La lista, che comprende ministri e alti responsabili dei servizi segreti, è piuttosto corposa, Si va da Nikolai Patrushev, un ex ufficiale del Kgb, decennale conoscenza di Putin, al capo dell’Fsb Alexander Bortnikov passando per il ministro della Difesa Sergei Shoigu e per il capo dell’intelligence estera di Putin Sergei Naryshkin. Nessuno di loro, forse, è più in grado di incidere come qualche mese fa, ma nessuno di loro avrebbe ancora contraddetto il presidente. Ecco perché, nonostante tutto, il rischio di un golpe appare remoto.



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